Strani incontri

In una notte di temporale un lupo feroce e una capretta bianca cercano un rifugio: lo trovano alle pendici di una collina. È una capanna, e là dentro fa buio. I due animali non si conoscono, si incontrano per la prima volta in questo luogo dove si sono rifugiati per proteggersi dalle intemperie e dialogano senza vedersi (anche il fiuto è limitato a causa di un raffreddore). Incosapevoli di chi sia l’altro, condividono il bisogno di sentirsi protetti, di superare la paura cercando un interlocutore, di avere degli amici nei momenti difficili.

Il lupo avrebbe forse divorato la capretta, se l’avesse vista alla luce del sole; la capretta sarebbe terrorizzata, se scoprisse di trovarsi accanto ad un feroce predatore in un capanno isolato. Eppure, grazie al caso, i due personaggi diventano amici al buio.

E il giorno dopo si danno appuntamento, concordando una frase che si diranno per riconoscersi: “in una notte di temporale”.

L’autore chiude la storia su questa scena aperta, sospesa. Qui si chiude una notte che ha contribuito all’incontro tra figure solitamente in opposizione. Rimane la possibilità di cercare altri finali e di discutere, interpretare il testo e la scelta, da parte dell’autore, di incantare con il mistero della notte, sul confine tra morte e vita.

BIBLIOGRAFIA

YUICHI KIMURA (1998), In una notte di temporale. Milano: Salani.

EMILIA DZIUBAK (2014), Chi vuole un abbraccio? Roma: Sinnos.

JANIK COAT (2016), Io non sono come gli altri. Milano: La margherita edizioni.

SCHEDA

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